Storia e cultura millenaria
Territorio collinare che dalla città di Brescia si snoda verso Ovest, tra i fiumi Oglio e Mella, la Franciacorta volge lo sguardo a nord verso le sponde meridionali del Lago d’Iseo e a sud verso le cime del Monte Orfano. I suoi oltre 230 km2 di superficie, che tracciano un’area di forma pentagonale oblunga, ricomprendono 19 comuni, tutti situati in provincia di Brescia, suddivisibili in tre zone: oltre ai comuni dell’anfiteatro morenico del Sebino (Adro, Capriolo, Erbusco, Paratico, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano, Passirano e Corte Franca), la pianura bresciana occidentale (Cazzago San Martino, Paderno Franciacorta, Castegnato, Rovato, Cologne, Coccaglio e Palazzolo sull’Oglio) e le colline di Brescia (Cellatica, Gussago, Ome e Monticelli Brusati).
Rinomata in tutto il mondo per la coltivazione della vite, da cui ha origine il Franciacorta, spumante d’eccellenza enologica con riconoscimento Docg che viene prodotto con metodo classico seguendo un rigoroso disciplinare, la Franciacorta non è solo terra di vigneti, ma culla di testimonianze d’interesse storico-artistico-culturale che trovano esempio tangibile nelle architetture religiose (monasteri, abbazie, chiese), nelle ville signorili e nei castelli medioevali presenti in quest’area
Toponimia e prime testimonianze
- Il nome “Franciacorta” appare per la prima volta nell'anno 1277
Il nome “Franciacorta” appare per la prima volta a livello storiografico in un’ordinanza contenuta nell’ottavo libro degli “Statuta Communis Civitatis Brixiae” dell’anno 1277, che prescrive ad alcuni comuni dell’area la sistemazione del ponte sul fiume Mella, in località Mandolossa, “pro utilitate sua et omnium amicorum de Franzacurta”, ovvero a beneficio degli stessi e degli amici di “Franzacurta”, zona prima denominata Valle d’Iseo.
- Nel 1429 il nome "Franciacorta" viene aggiunto alle quadre di Rovato e Gussago
Nel terzo libro degli Statuta Communitatis Brixiae del 1429, si trova invece una ducale in cui è descritta la divisione amministrativa delle quadre della provincia di Brescia e alle quadre di Rovato e di Gussago è aggiunto il nome Franciacorta.
- Ma l'etimologia più probabile si presume derivi da “curtes francae”
Alcune leggende fanno risalire l’origine della denominazione a incursioni franco/francesi guidate dai re Carlo Magno e Carlo d’Angiò, ma il nome “Franciacorta” non ha nulla a che vedere con la terra dello Champagne. L’etimologia più probabile si presume derivi da “curtes francae” (corti franche), corti altomedievali amministrate da comunità di monaci dell’Ordine di San Benedetto che, dediti alla bonifica dei territori assegnati e all’istruzione dei contadini locali alla coltivazione dei campi, erano esentate dal pagamento di dazi.
Terra rigogliosa di forte attrazione turistica
Nonostante si tratti di una verde area adagiata tra i confini di una provincia industriosa e ricca di un fitto reticolo di realtà produttive, la Franciacorta vanta un insieme di fattori naturali, ambientali e storici, che ha pochi eguali al mondo. Tra questi si possono brevemente menzionare le Torbiere del Sebino, riserva naturale istituita dalla regione Lombardia, che si sviluppa nella zona occidentale del lago d’Iseo, nei territori dei comuni di Provaglio d’Iseo, Iseo, e in minima parte Corte Franca, per una estensione totale di circa due chilometri quadrati. A pochi passi dal Lago d’Iseo, la Franciacorta riunisce paesaggi e climi differenti derivanti da zone altimetriche diverse. Trovano infatti spazio in questa regione pianura, colline e montagne. Quest’ultime si elevano delimitandone naturalmente i confini a sud (il Monte Orfano), a ovest (il Monte Alto) e a est (il Monte Cognolo).
Ad attrarre i visitatori, oltre alla Strada del vino e alle degustazioni enologiche in cantina, la cucina locale, i borghi di origine medioevale e i centri abitati di piccole dimensioni, le esperienze escursionistiche e di slow tourism, il cicloturismo, le passeggiate a cavallo, i pic-nic in vigna e altre attività immerse nel verde. Tra i siti storico-culturali più apprezzati: i complessi cluniacensi del Monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo e dell’Abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo-Saiano. Altre testimonianze dal passato si ritrovano nei numerosi castelli (castello di Bornato, castello di Passirano, castello Quistini di Rovato, castello di Capriolo, castello di Paderno, castello di Gussago, castello Carmagnola di Clusane), nelle meravigliose chiese, preziose custodi di opere pittorico-scultoree di stampo religioso, e nelle ville signorili. Da non dimenticare anche l’antica arte dei “brüsafer” della Franciacorta scesi dalla Valcamonica verso la fine del Settecento e abilissimi nel battere, ritorcere e modellare il metallo arroventato dalle fucine. Al borgo del maglio di Ome si trova la sede del museo Il Maglio Averoldi, in cui è ancora possibile assistere alla lavorazione del ferro attraverso la forgiatura delle lame in damasco.